La circoncisione rituale diventi un servizio fornito dalla Sanità pubblica, per contrastare la pratica clandestina con tutti i rischi che comporta: è questa la richiesta che ha avanzato oggi il Pd in Consiglio regionale, durante il question time, per voce della consigliera regionale Monica Canalis.
L'esempio dell'Emilia Romagna
Dalla Regione, infatti, si fa notare che un'attività di questo genere viene già svolta presso l'ambulatorio multidisciplinare del Maria Vittoria, ma con un contributo alla spesa da parte delle famiglie. "Occorre imitare l’esempio della Regione Emilia-Romagna, che dal 2021 ha inserito la circoncisione rituale nell’ambito delle attività istituzionali del Servizio Sanitario Regionale - dice Canalis -. Solo in questo modo si può ovviare all’esclusione dai LEA nazionali (che comporta la partecipazione dell’utente alla spesa sanitaria) e all’aumento delle operazioni eseguite in clandestinità".
I rischi e la clandestinità
Si stima che a livello mondiale più del 30% della popolazione maschile sia circoncisa per motivi religiosi, culturali o preventivi. La circoncisione è un intervento chirurgico che può comportare dei rischi se non viene svolta da persone preparate e in luoghi idonei. "E’ difficile fare stime univoche sulle operazioni clandestine - ha concluso l'esponente del Pd -, ma tutte le fonti concordano sul fatto che negli ultimi anni in Italia sia aumentato sensibilmente il numero delle circoncisioni praticate clandestinamente, che vanno spesso incontro a emorragie, infezioni, cattive cicatrizzazioni e persino al rischio di morte. Per colpa della pandemia è aumentata la lista d'attesa nel SSN ed il costo della circoncisione in privato e di conseguenza il mercato nero e le circoncisioni fai da te. Una società sempre più multiculturale e multireligiosa dovrebbe aggiornare i LEA e le misure istituzionali per prevenire i rischi sanitari, a tutela specifica dei bambini".