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Ultim'ora | 08 aprile 2025, 00:04

Dazi di Trump, Ue 'costretta' a rispondere: paesi divisi, ecco chi vuole linea dura

Dazi di Trump, Ue 'costretta' a rispondere: paesi divisi, ecco chi vuole linea dura

(Adnkronos) -

L'Ue vorrebbe negoziare con Donald Trump, ma si trova "costretta" a rispondere ai dazi imposti dal presidente degli Stati Uniti e inizierà a farlo entro metà aprile, quando una prima parte dei controdazi decisi per le tariffe su acciaio e alluminio imposte da Washington inizierà ad essere prelevata alle frontiere su una lista di prodotti importati dagli Usa. 

I ministri del Commercio Estero dell'Ue si sono ritrovati a Lussemburgo, convocati dalla presidenza polacca in via straordinaria, per confrontarsi sulle risposte da dare a Washington.  

Anche se la competenza esclusiva nel commercio estero è dell'Ue, un confronto tra gli Stati serve anche alla Commissione, in modo che possa aggiustare la linea. Un primo risultato Italia e Francia potrebbero averlo già ottenuto: la lista dei prodotti Usa da 'tassare', ormai in dirittura d'arrivo, non dovrebbe contenere il bourbon americano, per tentare di scansare ulteriori dazi a stelle e strisce sui vini europei. Il condizionale è d'obbligo, ma sull'esclusione del superalcolico dall'elenco il ministro degli Esteri Antonio Tajani si è detto "moderatamente ottimista".  

 

Se sulla necessità di rispondere ai dazi di Trump i Paesi membri sono concordi, sul come rispondere e sull'intensità della risposta i 27 sono apparsi divisi. In particolare, Francia e Germania sono per la linea dura, mentre altri Paesi preferiscono un approccio più morbido. Le divisioni riguardano soprattutto l'opportunità di rispondere a Trump attivando lo strumento anti-coercizione economica (Aci in gergo), che l'Unione Europea si è data nel 2023, dopo che la Repubblica Popolare Cinese aveva deciso di bloccare gli scambi con la Lituania, per via delle posizioni filo-Taiwan di Vilnius.  

Lo strumento, mai attivato finora, consente di escludere le imprese del Paese in questione dagli appalti pubblici, di limitare la tutela della proprietà intellettuale e altro. Il ministro al Commercio francese, Laurent Saint-Martin, è stato esplicito: "Non dobbiamo escludere nessuna opzione - ha detto - né sulle merci né sui servizi, e aprire la cassetta degli attrezzi europea, che è molto ampia e può essere anche estremamente aggressiva. Penso, ovviamente, allo strumento anti-coercizione". 

Anche per il ministro dello Sviluppo Economico della Germania, Robert Habeck (uscente), l'Europa dovrebbe essere pronta ad usare l'Aci. Il ministro degli Esteri irlandese, Simon Harris, ha frenato con decisione: iniziare anche solo a "parlare" dell'uso dello strumento anti-coercizione, ha detto, vuole dire fare riferimento "all'opzione nucleare", mentre l'Ue dovrebbe mirare alla "de-escalation". Anche secondo il ministro degli Esteri lituano, Kestutis Budrys, l'Aci deve essere tenuto come arma negoziale, ma non bisogna "affrettarsi" ad usarlo. 

 

Per l'Ue, comunque, "il piano A è impegnarsi in negoziati" con gli Usa dopo i dazi annunciati da Trump, ha sintetizzato per la presidenza di turno il sottosegretario polacco Michal Baranowski, mentre "il piano B, una potenziale risposta, lo teniamo saldamente in tasca". Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani, l'Ue va nella "direzione giusta", perché vuole "evitare una guerra commerciale", che sarebbe dannosa per tutti. 

La presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen ha rivelato che l'Ue ha offerto agli Usa di portare reciprocamente "a zero" i dazi su tutti i beni industriali. Non solo sulle automobili, ha spiegato il commissario al Commercio Maros Sefcovic, ma anche su "chimica, farmaceutica, gomma e plastica, macchinari e tutti gli altri beni industriali". Gli Usa non hanno accettato, visto che von der Leyen ha specificato che l'offerta "rimane sul tavolo". Per l'eurodeputata fiamminga Kathleen Van Brempt (S&D), questo dimostra che Trump vuole che l'Ue "si inginocchi" davanti a lui.  

 

Sefcovic ha spiegato che i dazi imposti dagli Usa si abbatteranno su circa il 70% delle esportazioni Ue verso gli Usa, per un valore di "380 miliardi di euro". L'Ue è pronta a negoziare con Washington, ma Sefcovic ha invitato a non illudersi che sarà una passeggiata: "Interagire con gli Stati Uniti - ha detto - richiederà tempo e impegno. In questo momento siamo nelle prime fasi delle discussioni, perché gli Stati Uniti vedono i dazi non come una mossa tattica, ma come una misura correttiva". Il commisario ha spiegato che, in materia di auto, il problema sembrano essere i dazi, relativamente elevati, che l'Ue pone su pickup e van importati dagli Usa. L'Ue, ha detto, è pronta a trattare per abbassarli o azzerarli.  

Lo stesso Tajani ha ripetuto che il suo "sogno" è arrivare a "zero" dazi reciproci, cosa che trova d'accordo anche Elon Musk. La posizione in materia del patron di Tesla (che produce e vende in Cina), tuttavia, è nettamente minoritaria all'interno dell'Amministrazione di Donald Trump, il quale segue tutta un'altra linea. 

Sefcovic ha sottolineato che l'Ue è pronta a comprare prodotti dagli Usa: "Di sicuro avremo bisogno del gas naturale liquefatto" esportato da Washington, ha detto, ma ci sono "molti prodotti americani che sono assai apprezzati sui mercati europei, come la soia". Durante il primo mandato di Trump, Jean-Claude Juncker era riuscito a convincerlo a recedere dai dazi offrendo massicci acquisti di Gnl e soia americani. Questa volta Trump sembra mirare assai più in alto. 

 

L'Ue, comunque, si avvia a rispondere agli Usa, sia pure lentamente. Mercoledì 9 aprile, ha spiegato il commissario al Commercio Maros Sefcovic, i Paesi membri voteranno in comitato la lista dei prodotti da sottoporre a controdazi (in relazione ai dazi su acciaio e alluminio), lista che verrà stilata in queste ore. L'elenco verrà adottato il 15 aprile e da quel giorno, ha precisato Sefcovic, entreranno in vigore una parte dei dazi, mentre il resto scatterà un mese dopo. L'Italia, ha spiegato Tajani, ha tentato di ottenere un rinvio al 30 aprile, per dare più tempo ai negoziati, ma la proposta non è passata anche per motivi tecnico-giuridici.  

Un grosso rischio per l'Ue ora è che la sovrapproduzione cinese, in molti ambiti, trovandosi la strada sbarrata verso gli Usa, si riversi massicciamente verso l'Ue. E' un pericolo ben presente alla Commissione: Sefcovic ha assicurato che userà "tutti gli strumenti a disposizione" per difendere il mercato unico, le sue imprese e i suoi consumatori dalle "diversioni commerciali".  

Di sicuro la 'tempesta' di dazi scatenata da Trump non fa bene ai mercati finanziari, che pure avevano galoppato molto, forse troppo, negli ultimi mesi. Le Borse europee, come quelle americane, hanno vissuto un lunedì nero, dopo un venerdì al cardiopalma. A Milano il Fste Mib lascia sul parterre oltre il 5%, come Madrid; Francoforte, Parigi e Londra cedono di oltre il 4%. A Wall Street un tentativo di rimbalzo è rapidamente rientrato dopo che la Casa Bianca ha smentito di aver in programma 'pause' sul fronte dazi. 

webinfo@adnkronos.com (Web Info)

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