Economia e lavoro - 15 aprile 2025, 13:35

L’industria torinese (e piemontese) dopo 9 mesi si riscopre ottimista. Nonostante crisi, guerre (e dazi Usa)

In miglioramento tutti i parametri, dalla produzione agli ordini, fino all’occupazione. Gay: “Gli shock preoccupano, ma ci sono progetti di medio periodo che sono solidi”

L’industria torinese (e piemontese) dopo 9 mesi si riscopre ottimista

L’industria torinese (e piemontese) dopo 9 mesi si riscopre ottimista

Ottimisti, nonostante tutto. Dopo 9 mesi di calo di fiducia, gli imprenditori piemontesi e torinesi sembrano tirare il fiato. Alla faccia delle crisi geopolitiche e dei dazi messi (e poi tolti, ma chissà) dagli Usa di Donald Trump.

Lo dicono i numeri della nuova indagine congiunturale di Confindustria Piemonte e Unione Industriali di Torino. Per la seconda metà del 2025 migliorano le attese per tutti i parametri economici: occupazione, produzione, nuovi ordini e - pur con segno ancora negativo - anche redditività ed export. Le cifre, tendenzialmente, vedono gli ottimisti affermarsi con margine maggiore nel resto della regione, rispetto al capoluogo.

Torino prudente, ma migliora

Sotto la Mole l’occupazione si vede crescere con +4,3% mentre produzione sale a +4,5. Nuovi ordini a +1,6. Calano leggermente gli investimenti (dal 73 al 70%), ma pure il ricorso alla cassa integrazione (da 14 a 11,1%, a livello 2023) con un tasso di utilizzo impianti che tiene a quota 76%. Soffrono più della media tessile, metalmeccanica e manifatturiero (16,9%).

Migliorano anche i ritardi negli incassi, così come i tempi di pagamento. Per gli ordinativi sembrano ampliarsi sui 3 mesi, ma due aziende su tre restano sotto i sei mesi di orizzonte temporale.

Restano i timori sui mercati internazionali 

Ovviamente la voce export soffre ancora le difficoltà commerciali internazionali: sia per le guerre che per le tensioni legate dai dazi e dai confronti muscolari in atto tra grandi potenze (e, spesso, ottimi clienti). Tra chi investe, svettano i settori di chimica, trasporti, gomma plastica e alimentari.

Tra i settori più ottimisti a livello di produzione ci sono alimentare, tessile, edilizia, ma pure carta ed editoria. Pessimiste metalmeccanica, e gomma plastica. Va decisamente (e ormai tradizionalmente meglio) il settore dei servizi.

Gay: “Settori e mercati eterogenei”

Vediamo una dimensione sempre più eterogenea come produzioni industriali sul territorio - sottolinea Marco Gay, presidente dell’Unione industriali di Torino - e questo permette di ammortizzare le difficoltà dell’automotive e di certa manifattura. La capacità di integrare mercati diversi affacciandosi a nuove opportunità sta comunque dando i suoi frutti. Non arriveremo a sostituzioni di mercati, ma potranno dare un’integrazione importante in momenti di incertezza”.

Sul fronte della vocazione atlantista “molte multinazionali americane continuano a essere da noi - prosegue Gay - ma in un’ottica sempre più europea bisogna cambiare passo su burocrazia, energia e investimenti, favorendo soprattutto quelli privati”. E sulla mobilità e il mondo dell’auto “abbiamo legami forti con produttori europei, non solo Stellantis. Senza dimenticare aerospazio e difesa, con Torino protagonista. Non sarà forse elemento sostitutivo, ma integrativo in vista di mesi che non saranno certamente semplici”.

Spostarsi negli USA? “Servono almeno 2-3 anni e poi bisogna vedere cosa può offrire come risposta il mercato statunitense. Forse sono più fattibili le joint venture e intanto sta proseguendo il reshoring europeo”, dice ancora Gay.

Tra vino e dazi

Di certo, nell’immediato futuro saranno proprio i dazi le sfide più complesse da affrontare. “La mia terra che è esportatrice di vino mi dice che gennaio, febbraio e marzo sono stati mesi positivi verso gli Usa. E ora sono forse quelli dai prezzi più contenuti a soffrire, forse qualche rallentamento ci sarà”, dice l’astigiano Andrea Amalberto, presidente di Confindustria Piemonte.

Spero che la diplomazia faccia la sua parte - prosegue Gay - ma siamo di fronte anche a piani di medio lungo periodo e progetti che hanno orizzonti di medio lungo periodo. Certo, le dichiarazioni destano preoccupazioni, ma c’è una visione di medio periodo. Abbiamo vissuto periodi molto difficili anche solo nel 2020, quindi siamo abituati a mantenere i nervi saldi”.

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